martedì 3 giugno 2008

A ruota alta

Benvenuti nello spazio, benvenuti sul Falkor, il serpentone temporale governato dall’agenzia “CanidaRiporto”. La nostra agenzia si occupa “ufficialmente” del recupero e della catalogazione di oggetti provenienti dal passato. Fluttuano nelle nostre menti, riposano negli scatoloni, compaiono in vecchie foto: sono mercanzie scomparse dagli scaffali, oggetti di culto dimenticati, gadget inimitabili, prodotti caduti in disuso e giocattoli abbandonati. Abbiamo già sguinzagliato i nostri migliori agenti, siamo in attesa di ricevere i primi reperti.

A ruota alta

“Veicolo a propulsione muscolare umana costituito da un telaio cui sono vincolate due ruote allineate una dietro l'altra e dotato di un sistema meccanico per la trasmissione della potenza alla ruota motrice”. Questa ragazzi è la fredda definizione di qualcosa che, invece, ci ha segnato profondamente fin da bambini, di un oggetto che può esprimere pura poesia, di un mezzo di trasporto che va a braccetto con la natura: la bicicletta.

L’estate avanza a passo felpato anche sul Falkor e mentre anche noi quassù ci chiediamo che fine abbia fatto l’anticiclone delle Azzorre, non ci resta che scaldare i polpacci e rispolverare tre monumenti delle due ruote. Tre esemplari unici che abbiamo ricuperato come sempre grazie ai nostri eroici agenti. Harvey che ne aveva già vista una da vicino, mi ha riportato il primo gioiello: la Bmx (la mia amata bmx). Testualmente la bicicletta da motocross, nata negli anni ’60 in California giunge da noi solo negli anni ’80 ed è subito boom di vendite. Sellino in plastica non adatto ai culetti delicati, ruote da 20 pollici spesso coloratissime, pedali assassini coi dentini in ferro e peso molto limitato per imitare le fantastiche evoluzioni delle moto da cross. Per i comuni mortali una bicicletta non veloce, ma pratica e scattante, dove all’occorrenza (vedi pedaline sulla ruota posteriore)potevi salire in due. Il sogno più ricorrente di un ragazzino con la bmx era di prendere il volo come Eliot con E.T. Ah, se potessi tornare indietro!

Pete, invece, che con la nostalgia canaglia ci va a nozze, mi ha fatto avere qualcosa di intramontabile, una sorta di highlander coi pedali: della serie ne resterà una sola e quella sarà la Graziella. E’ il 1964 e il geniale Rinaldo Donzelli presenta il suo progetto alla Teodoro Carnielli di Vittorio Veneto senza immaginare, probabilmente, che ne nascerà qualcosa di rivoluzionario. Telaio robusto e pieghevole(!) grazie ad una cerniera centrale, assenza di canna orizzontale, ruote piccole, sella imbottita e manubrio cromato entrambi sfilabili in pochi secondi. Inutile aggiungere altro, tutti conoscono la mitica Graziella e la sua proverbiale facilità di trasporto in automobile. Sopravvissuta negli anni grazie ad alcuni ritocchi (ed alcuni cloni) è tuttora presente nel nostro quotidiano, anche se spesso oggetto di violenze da parte dei giovani ciclisti d’oggi, che ne eliminano spesso parafanghi e freni(!).

Ultima, ma non ultima, la due ruote di un’altra generazione di ragazzi: la bici-cross. Indiana da vero esperto di ritrovamenti archeologici (come il suo omonimo padrone) me ne fatta avere una rossa fiammante, con la sella gialla lunghissima, il manubrio ad ariete e il telaio leggermente rialzato davanti per impennare meglio. Alcune marche la proponevano coi freni a tamburo, con lo specchietto e la trombetta bitonale sul manubrio, ma come con le auto oggi, non erano accessori per tutte le tasche e suscitavano spesso invidia tra i ragazzini. Qualche volta le si vede comparire in tv in qualche vecchia serie o in qualche film datato, per gli amanti di questo piccolo mito deve essere un vero e proprio colpo al cuore.

Bene ragazzi, purtroppo s’è fatto tardi, non mi resta che augurare a tutti una splendida estate piena di relax e divertimento, un’estate da ricordare

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