lunedì 3 novembre 2008

Game Over

Benvenuti nello spazio, benvenuti su Falkor, il serpentone temporale governato dall’agenzia “CanidaRiporto”. La nostra agenzia si occupa “ufficialmente” del recupero e della catalogazione di oggetti provenienti dal passato. Fluttuano nelle nostre menti, riposano negli scatoloni, compaiono in vecchie foto: sono mercanzie scomparse dagli scaffali, oggetti di culto dimenticati, gadget inimitabili, prodotti caduti in disuso e giocattoli abbandonati. Abbiamo già sguinzagliato i nostri migliori agenti, siamo in attesa di ricevere i primi reperti.

Game Over

Gratta di qua, gratta di là, gratta di su e gratta giù: benedetto Falkor, tutta l’estate a grattarti dietro le orecchie, non mi avrai mica preso i pidocchi!? Beh, in fondo poco importa, è da quando ti ho visto per la prima volta svolazzare ne “La storia infinita” che sognavo di farlo! E voi? No, non cerco altre mani addette al prurito. Dico, e voi, come avete passato l’estate? Quassù naturalmente sono continuati a piovere reperti di ogni sorta: bambole di pezza, merendine, sussidiari, pistole ad elastici, adesivi profumati e quant’altro. Tutta roba d’altri tempi, s’intende, roba che i nostri agenti hanno pescato nei dimenticatoi collettivi, nella pancia di un passato sempre più affamato.

Ecco spiegato perciò, il motivo per cui mi ritrovo tra le mani un joystick e Space Invaders: Rex ha provato in tutti i modi a governare il cannone, ma benedetto cane, non ha le dita! E’ il 1978 quando la Taito lancia questo videogioco arcade dall’utilizzo molto semplice: un cannone mobile che si muove orizzontalmente sul fondo dello schermo, e deve abbattere uno ad uno gli alieni che pian piano si avvicinano alla terra. La difesa del pianeta si fa sempre più difficile e attenzione a non farsi disintegrare il cannone: è un gioco di zig-zag, di riflessi e pure di pazienza, ma soprattutto, questo “sparatutto” a schermo fisso è diventato nel giro di breve tempo un videogioco da 500 milioni di dollari di fatturato! Cari i miei invasori! Sì Rex, ora giochi tu, ma non sbavare!
Io, nel frattempo, mi avvicino al secondo reperto facendo un po’ di stretching alle dita: è passato solo un anno, siamo nel 1979, quanto la Atari risponde da par suo con Asteroids: altro “sparatutto” a schermo fisso, nel quale una navicella è intrappolata tra migliaia di asteroidi che le vengono addosso ad una velocità sempre più elevata. E allora, fuoco! Fuoco, sì, ma “ocio” ai frammenti: sono dappertutto!

Ok, adesso basta coi venti di guerra: Flash, vieni qui bello (si fa per dire), cos’hai lì? Tah-daaa! Il mitico Pac-man! Si d’accordo è una palla, ma non è per te Flash. Questo strano personaggio ci inghiottiti per anni nei suoi labirinti, per ore ed ore lo abbiamo guidato attraverso colazioni, pranzi, cene di puntini, stando ben attenti a non farsi toccare dai fantasmi (è chiaro), però, se si arriva alle power pills, beh, allora non ce n’è più per nessuno. Quindi, via verso l’infinito e anche oltre? Neanche per sogno: al livello 256 un bug mette fine al gioco rovinando di fatto la carriera ai campioni di domani.

Neppure il tempo di piangere la morte (apparente) dell’eroe giallo, che Frank (ah, benedetto Frank) mi compare dinnanzi con una console Nintendo e il suo videogames principe. Siamo del 1985, Mario e Luigi due fratelli idraulici di origine italiana si lanciano nella disperata impresa di salvare una delle tante principesse sulla piazza: è Super Mario Bros. Mario l’eroe coi baffi e la tuta da lavoro rossa (verde per Luigi, che però non fa tendenza), tra funghi buoni e funghi cattivi, tra castelli e fognature, tra nuvolette e lava incandescente: un personaggio immortale che arriva fino ai giorni nostri. Tecnicamente si passa dallo schermo fisso (alla space invaders) a quello a scorrimento (sempre avanti indietro non si torna) e attenzione: scompare o quasi il buon vecchio joystick, il futuro è del gamepad.

Tutte queste emozioni mi riportano indietro negli anni, direttamente in pieno boom anni ottanta. Non occorrono reperti per rivedermi seppellito dal fumo delle sigarette, farmi largo con una manciata di gettoni in una sala giochi stretta stretta. Di quel periodo, uno per tutti e tutti per uno: Double Dragon (e capitoli successivi). Il 1987 è un anno che “picchiaduro”! I protagonisti sono altri due fratelli: Billy e Jimmy Lee (il primo vestito di blu, il secondo di rosso), discendenti della scuola di arti marziali Sou-Setsu-Ken, che vedono rapita l'amica Marian dai Black Warriors come oggetto di riscatto per ottenere i segreti della loro disciplina. I due fratelli iniziano la loro avventura a mani nude nell'intento di sgominare i Shadow Warriors e liberare Marian. Da soli o in “doppio” sono botte da orbi. Siete sicuri che erano solo amici?

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